COMUNICATO STAMPA
ERA PURE
DROGATO IL PIRATA CHE HA INVESTITO E UCCISO JALLOW BANNA
Il
giovane profugo scampato alla guerra in Gambia per morire sulla Statale 106 ha avuto la sventura di
imbattersi in un autentico “criminale” della strada
Non bastava aver travolto e lasciato agonizzante
sull’asfalto il giovanissimo profugo: era anche drogato Rosario Docimo, il pirata di 23
anni, di Corigliano Rossano, che
il 14 giugno ha investito e ucciso Jallow Banna sulla “solita” Statale 106. L’elemento, emerso dai verbali degli inquirenti, acuisce ancora di più lo sdegno per la
tragica fine del povero rifugiato politico gambiano ospite in una struttura di accoglienza del comune di Corigliano Calabro e che, scampato al dramma della guerra civile nel suo Paese, ha trovato
una morte che grida vendetta sulla “Statale
maledetta” per mano di un “criminale”: una vicenda seguita con particolare
passione dall’Associazione “Basta
Vittime sulla Strada Statale 106” .
Proprio nei giorni scorsi, peraltro, la
salma del ragazzo è potuta finalmente
tornare dalla mamma e dalla sorella in Gambia, dove sono stati celerati i
funerali e dov’è stato sepolto. Del rimpatrio si è fatto carico Studio 3A, la società specializzata a
livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di
sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui, attraverso il consulente
personale Luigi Cisonna, si sono
affidati i familiari della vittima, tra cui un altro fratello che vive in
Italia, e che si è assunto l’impegno di
assisterli e di rendere loro giustizia.
Com’è noto, il terribile incidente è successo il 14 giugno, alle 21.30, all’altezza del
km 16 della SS 106 Ionica, in località Torricella, nel territorio del comune di
Corigliano Calabro. Il ragazzo
procedeva in sella ad una bici
quand’è stato tamponato da quella
che si sarebbe poi scoperto essere un’Alfa
Romeo 147 condotta da Docimo, che
viaggiava con direzione Sibari-Rossano: un impatto tremendo. Il 19enne è stato
investito dal lato anteriore destro della vettura e sbalzato sul parabrezza,
impattando anche contro la portiera destra e rovinando esanime sull’asfalto:
troppo gravi i traumi riportati, è
deceduto poche ore dopo il
ricovero all’ospedale di Rossano Calabro.
Anziché fermarsi a prestargli soccorso, però, l’investitore è fuggito lasciandolo morente sul ciglio della
strada. Sono stati i carabinieri di
Corigliano Calabro, i primi a intervenire sul posto e a soccorrere Banna, a
rintracciare il giorno seguente, dopo
sole 15 ore, l’auto pirata grazie a un tenace lavoro di ricerca partendo
dalla campionatura di alcune parti della carrozzeria staccatesi con il colpo e
ritrovate in loco. I militari,
attraverso un carrozziere che l’aveva riparata, sono risaliti al proprietario
della vettura, il padre del ventitreenne, e hanno rinvenuto l’auto,
completamente danneggiata su tutta la fiancata destra e con il parabrezza
infranto. La vettura era parcheggiata presso una via della Frazione Schiavonea, sotto l’edificio dove abita il fratello del
responsabile del misfatto, che ha fatto le prime ammissioni offrendosi di
contattare il fratello Rosario, che aveva in uso la macchina incriminata.
Il quale, nel primo pomeriggio di quello stesso 15 giugno,
si è presentato in caserma ammettendo le
sue responsabilità e rivelando anche di essere ripassato un paio di volte sul luogo del sinistro per vedere
cosa stesse succedendo e per “monitorare” le indagini, prima con l’auto del
fratello assieme alla fidanzata, ancora minorenne, e poi, sempre con la sua
ragazza, a bordo dell’auto condotta dalla sorella di quest’ultima.
Docimo, che, nonostante la giovane età, aveva già precedenti specifici per reati in
materia di Codice della Strada, oltre che contro la persona e il patrimonio, è
stato arrestato con le pesanti accuse di
omicidio stradale e omissione di soccorso, su disposizione del Pubblico Ministero della Procura di
Castrovillari, dott.ssa Angela
Continisio, che ha aperto un procedimento penale a carico dell’investitore.
Denunciati per omissione di soccorso, avendolo aiutato, anche suo fratello e la
sua fidanzata.
Ma la sua posizione è
presto diventata ancora più grave in quanto il ventitreenne, a seguito dei
controlli sullo stato psicofisico a cui è stato sottoposto nello stesso
pomeriggio del 15 giugno presso l’Unità Operativa di Patologia Clinica dell’ospedale
di Rossano-Corigliano dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, è
risultato anche positivo al test per le sostanze stupefacenti (per la
precisione, ai cannabinoidi) e per di più recidivo nel corso dell’ultimo
triennio.
Come non bastasse, la vettura
su cui viaggiava sotto l’effetto di droghe è
risultata priva di assicurazione, che era scaduta da diversi mesi, e non era stata sottoposta alla revisione
obbligatoria: una lacuna, la prima, che complicherà ulteriormente il percorso per ottenere un equo risarcimento
per i familiari del giovane, visto che ci si dovrà rapportare con le procedure notoriamente “estenuanti” del Fondo
Vittime della Strada.
“La famiglia di
questo sfortunato ragazzo, ma credo anche tutta la comunità della Calabria, ora
si aspettano una giustizia esemplare – auspica il Presidente
di Studio 3A, dott. Ermes Trovò – La magistratura
deve lanciare un segnale forte contro queste persone senza coscienza che vanno
per le strade in spregio a tutte le norme e alle regole sulla sicurezza e,
soprattutto, alla vita altrui”.
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