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sabato 21 settembre 2019

Dopo un mese di agonia è spirato Ilario Ierinò, l'83enne di Roma rimasto gravemente ferito nell'ennesimo incidente sulla S.S.106



COMUNICATO STAMPA

DOPO UN MESE DI AGONIA E’ SPIRATO  ILARIO IERINO’, L’83ENNE DI ROMA RIMASTO GRAVEMENTE FERITO NELL’ENNESIMO INCIDENTE SULLA SS106

Il frontale è successo il 19 agosto a Roccella Jonica: gravi lesioni anche per la moglie in auto con lui. Sarà indagata per omicidio stradale la conducente dell’altra vettura

Non ce l’ha fatta Ilario Ierinò, l’ottantatreenne residente a Roma, nel quartiere Portuense, dov’era molto conosciuto, rimasto coinvolto con la moglie, il 19 agosto, in un terribile incidente sulla Statale 106, appena fuori il centro abitato di Roccella Jonica, (Reggio Calabria): si allunga lo stillicidio di vittime della “strada delle morte”, dieci dall’inizio dell’anno nel solo tratto calabro. L’anziano è spirato giovedì 19 settembre dopo un mese di agonia nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Locri per i gravi traumi riportati.

Ierinò e la moglie Grazia, di 71 anni, originari rispettivamente di Roccella Jonica e Caulonia, erano tornati per le vacanze in Calabria e quel giorno, verso le 8 del mattino, percorrevano la Statale 106 in direzione Caulonia su una Fiat Punto condotta dall’uomo e con a bordo anche la sorella della moglie. All’improvviso, all’altezza del km 116, si è parata loro davanti una Renault Twingo che procedeva nel senso opposto e che, per cause che andranno accertate dagli inquirenti, ha invaso la loro corsia di marcia, condotta da R. P., una trentunenne di Caulonia, e con a bordo anche un bambino. L’impatto, frontale-laterale, è stato inevitabile e tremendo. Per consentire i soccorsi delle persone coinvolte, tutte ferite, i rilievi - sono intervenuti i carabinieri di Roccella Jonica e gli agenti della Polizia Stradale di Locri - e la rimozione dei mezzi, l’Anas ha dovuto anche chiudere al traffico in entrambe le direzioni la strada. 

Ad avere la peggio (gli altri, compreso il bimbo, per fortuna se la solo cavata con ferite non gravi) sono stati appunto i due coniugi: la donna, che in un primo momento sembrava la più grave, è stata elitrasportata all’ospedale di Reggio Calabria. Si è fratturata, tra le altre cose, una decina di costole e una vertebra: è stata dimessa il 29 agosto ma ne avrà per oltre 50 giorni. Ancora più seria e delicata si è rivelata la situazione del marito, trasportato in ambulanza al nosocomio di Locri. L’ottantatreenne ha riportato un violento trauma toracico, oltre ad altre lesioni importanti tra cui la frattura di un femore: appena arrivato ha avuto anche un arresto cardiaco durante la lunga attesa al Pronto Soccorso, gli hanno dovuto asportare la milza, spappolata, è rimasto per svariati giorni in coma, prima indotto, poi “naturale”, sempre in Rianimazione. Un quadro clinico troppo compromesso, anche in ragione all’età, che non è riuscito a superare e alla fine il suo cuore ha cessato di battere, gettando nello sconforto i suoi cari. L’anziano pensionato, emigrato fin da giovane a Roma, e che ha lavorato per una vita come magazziniere nel deposito della Pasta Barilla, a Pomezia, oltre alla moglie Grazia lascia tre figli, Vincenzo, Francesco e Paolo, e due nipoti. Non ancora fissata la data dei funerali in attesa di decisioni dell’autorità giudiziaria, che potrebbe disporre l’autopsia.

La Procura di Locri, per il tramite del Pubblico Ministero, dott. Michele Permunian, infatti, aveva già aperto un procedimento penale per lesioni stradali gravissime, convalidando il sequestro dei veicoli coinvolti e iscrivendo nel registro degli indagati la conducente della Twingo: ora il capo l’imputazione a carico della trentunenne di Caulonia si trasformerà in omicidio stradale. I familiari della vittima, per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, attraverso i consulenti personali Luigi Cisonna e Giuseppe Cilidonio, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che peraltro segue già numerosi gravi incidenti occorsi sulla “strada più pericolosa d’Italia” (come quello costato la vita a Crotone a “Cecè” Perna il 2 luglio), assistendo le famiglie, e che collabora da tempo con l’Associazione Basta vittime sulla Strada Statale 106 anche per sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di una non più prorogabile messa in sicurezza.

«Ilario Ierinò è la decima vittima della S.S.106 dal primo gennaio 2019 ad oggi dopo Angelova Tatyana Parvanova di 64 anni, Giovanni Cusato di 91, Vincenzo Mangione di 58, Vincenzo Porporino di 21, Vincenzo Perna (Cecè) di 41, Iliescu Iulian di 49, Domenico Spinella di 24, Antonio Cerullo di 24 e Knut Alsaker di 74 anni - ricorda il Presidente dell’Associazione Basta vittime sulla Strada Statale 106, Ing. Fabio Pugliese - In pratica, sulla famigerata e tristemente nota “strada della morte” in Calabria dall’inizio dell’anno a oggi abbiamo avuto una vittima ogni 26 giorni. Una vergogna, un olocausto senza fine, una dolorosa verità indegna di un Paese che si dice “civile”. Tutto ciò nell’indifferenza delle Istituzioni e degli Enti preposti che meritano di essere richiamati ai loro doveri e di cui occorre denunciare inadempienze ed indifferenza!». «Voglio rivolgere alla Famiglia Ierinò i sentimenti più sinceri di solidarietà e cordoglio e la vicinanza ideale della Associazione in questo momento di dolore aggravato dalla lunga sofferenza di queste ultime settimane in cui hanno lottato accanto a Ilario nella speranza che potesse farcela - conclude il Presidente - Tutto questo non è giusto. Tutto questo è triste. Bisogna prenderne coscienza e occorre fare tutto ciò che è possibile».



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