COMUNICATO STAMPA
“SULLA STATALE 106 E’
RIMASTO TUTTO COME QUANDO HA PERSO LA VITA MIO FRATELLO. LE LUCI? MAI VISTE”
Parla la sorella di Vincenzo Perna
all’indomani della condanna dell’investitore del fratello a 2 anni e 4 mesi. Ma
a fare più male è l’immobilismo sulla Strada della Morte
“Qui è rimasto tutto come prima, come quando è morto
mio fratello. Hanno promesso, ma non hanno fatto nulla”. E’ l’amaro
commento di Anna Rita, la sorella di Vincenzo Perna, il 40enne
di Crotone rimasto incolpevole vittima, l’1 luglio 2019,
dell’ennesimo, tragico incidente sulla Strada Statale 106, nel quale ha
rischiato di perdere la vita anche il figlioletto di oggi 12 anni. Nei
giorni scorsi si è chiuso anche il capitolo penale della vicenda, dopo
quello civile: i genitori e le sorelle della vittima, per essere
assistiti, tramite il consulente personale dott. Giuseppe Cilidonio, si
sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello
nazionale nel risarcimento danni e della tutela dei diritti de cittadini, e sono
già stati pienamente risarciti.
Nell’udienza tenutasi martedì 18 febbraio 2020, in Tribunale a Crotone, avanti il giudice
dott. Michele Ciociola, Maikol Maria Nebbioso, l’automobilista di
(oggi) 23 anni che ha travolto con la sua Alfa Romeo Giulietta
lo scooter di Perna, ha patteggiato una pena di due anni e
quattro mesi, con la condizionale, ammettendo la sua piena
responsabilità dell’accaduto: il giovane era stato subito indagato
dal Pubblico Ministero della Procura di Crotone titolare del relativo
procedimento penale, il dott. Giampiero Golluccio, e poi rinviato a
giudizio per i reati di omicidio stradale e di lesioni personali
stradali gravissime.
Quella sera, alle 23.40, Cece’, com’era
soprannominata la vittima, conosciutissimo in città per la passione per il
calcio (era uno dei fedelissimi della “curva” del Crotone e tifosissimo della
Juventus), stava rincasando con il figlio dopo aver arbitrato una partita e
percorreva la SS 106 in
direzione Taranto-Crotone, quando il suo Yamaha Neos è stato tamponato
con violenza dall’auto condotta da Nebbioso che procedeva
nella stessa direzione, a velocità molto sostenuta, a detta degli stessi
carabinieri del nucleo Radiomobile di Crotone, che hanno effettuato il
rilievi e lo hanno subito sanzionato per tale violazione: padre e
figlio sono stati trascinati per oltre cento metri, lo scooter per ben 133.
Il ragazzo è stato trasportato in codice rosso e in prognosi
riservata all’ospedale con un trauma cranico e varie lesioni
polmonari, addominali, eccetera, e ha subìto tre interventi al capo, nel
nosocomio di Crotone e Catanzaro: gli hanno applicato 60 punti in
testa. Alla fine se l’è cavata per miracolo ed è potuto
tornare a casa da mamma Chiara, ma con postumi fisici e psicologici
pesanti avendo perso e visto morire il padre. Non c’è stato nulla da fare,
infatti, per Cece’ che, caricato sul cofano, ha sfondato il parabrezza e poi,
prima di rovinare a terra, ha salvato la vita al figlio facendogli da
scudo col suo corpo nella rovinosa caduta sull’asfalto: il quarantenne, pur
indossando regolarmente il casco, come il minore, è deceduto sul
colpo per i gravi politraumi riportati.
“La giustizia è questa - commenta oggi la sentenza
la sorella Anna Rita Perna - Del resto, anche se l’investitore di mio
fratello fosse andato in carcere, questo non ci avrebbe restituito Cecè”,
che manca tanto, soprattutto al figlio. “Mio nipote - continua la
sorella della vittima - adesso fisicamente sta abbastanza bene, ma per lui
non è facile: chiede sempre del papà, ma noi purtroppo non possiamo ridarglielo”.
L’amarezza più grande nella vicenda per Anna Rita resta
quella legata alla Statale 106, la “Strada della morte” come
viene definita per il suo tragico bilancio di vittime: tra il 2014 e il 2018,
ben 107 nella sola parte Ionica, come risulta dall’ultimo rapporto dell’Associazione
“Basta vittime sulla Strada Statale 106” , con cui Studio3A collabora
attivamente anche nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica per
sollecitare interventi da parte degli Enti preposti. Infatti, è indubbio che
prima di tutto, in queste tragedie, ci sia il fatale mancato rispetto delle
regole del codice della strada da parte di chi guida, nello specifico i limiti
di velocità e la scarsa attenzione, ma è altrettanto chiaro che se vi
fossero adeguati presidi di sicurezza l’incidentalità verrebbe ridotta:
il tratto di Statale dove ha perso la vita Vincenzo Perna è del tutto
privo di pubblica illuminazione, il che acuisce i pericoli soprattutto per
motociclisti, ciclisti e pedoni, ossia l’utenza debole. Non a caso gli
amici del quarantenne, all’indomani dell’ennesima morte, hanno promosso anche
una manifestazione in piazza a Crotone per ricordare la vittima ed
esprimere la loro vicinanza ai familiari, ma soprattutto per tornare a
denunciare l’improrogabile necessità di mettere concretamente in sicurezza la
106, dove però si continua ad assistere ad una situazione di drammatico
stallo.
“In quasi due anni sulla 106 non è cambiato nulla -
constata amaro Anna Rita Perna -: è rimasto tutto, esattamente come
prima. Avevano promesso e promesso, assicurato che avrebbero messo le luci, ma
non è stato fatto niente”.
“La sentenza stabilita dal giudice cristallizza due
posizioni: quella di un ragazzo di 23 anni che, oltre alla pena, dovrà per
sempre convivere col rimorso di aver ucciso Cecè, certo avendo sbagliato ma
probabilmente non avendolo visto, e quella della moglie di Cecè, suo figlio, i
suoi familiari oltre agli amici più cari, che dalla sua morte sono costretti
ormai a convivere con un dolore fortissimo” dichiara l’Ing Fabio Pugliese, Presidente
dell’Associazione Basta Vittime sulla Strada Statale 106. E conclude: “Ha
ragione Anna Rita – che voglio abbracciare idealmente con solidarietà e
sincero affetto – a lamentarsi perché da quel tragico incidente non è cambiato
nulla e continuano a persistere gli stessi pericoli legati anche alla mancanza
dell’illuminazione.”.
Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” – 20 Febbraio 2020
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