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giovedì 27 novembre 2014

Stigmatizziamo la sottocultura dell’intolleranza sulla S.S.106





L’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” da più tempo, tra le diverse cause del mancato ammodernamento della S.S.106, denuncia una mancata crescita culturale ed, insieme, l’esclusione dalla modernità. Tutto ciò, ovviamente, non è solo quanto riscontriamo quotidianamente dal nostro particolare osservatorio ma trova assoluto riscontro nei vari indicatori (Svimez, Istat, ecc), che vedono sempre più la Calabria fanalino di coda nella cultura e nella modernità del vecchio continente e dell’Italia.

Non intendiamo, in questa sede, argomentare – per ragioni di sintesi – le relazioni che esistono tra una strada obsoleta ed indegna di un Paese che si dice civile e la perdita culturale di una regione pur ribadendo che esistono e, anzi, sono chiarissime! Però intendiamo decisamente rimarcare questa mancata crescita culturale che si manifesta, soprattutto, nei più giovani i quali, purtroppo, non dimenticano, per fortuna solo in pochi e solo in qualche circostanza, di evidenziarla.

L’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” da più giorni riceve diverse e svariate segnalazioni da parte di chi – attraverso l’invio di screenshot, messaggi, e-mail, foto, ecc. – denuncia diversi sgradevoli commenti pervenuti in merito alle ultime tre vittime della “strada della morte” in Calabria:  Ion Stelea, 46 anni, di nazionalità rumena deceduto il 14 novembre 2014 a Rossano (Cosenza), ed i fratelli Aziz Mohamed di 49 anni e Aziz Habdel Kadez di 48 anni, di nazionalità indiana deceduti lo scorso 25 novembre 2014 a Melito Porto Salvo (Reggio Calabria).

Si legge di tutto. Soprattutto, si legge chiaramente una sottocultura che purtroppo anima molti giovani che, naturalmente, non promette nulla di buono per il futuro della Calabria. Per questa ragione l’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” stigmatizza quanto accaduto ed auspica che il mondo della scuola ed, insieme, le famiglie di questi ragazzi possano concorrere ad una crescita culturale ed educativa necessaria affinché questi giovani riescano finalmente a concepire il valore della vita come un valore universale: che va oltre la nazionalità, il colore della pelle, l’appartenenza religiosa e politica, ecc.

Nel mese di novembre sulla S.S.106 purtroppo non sono deceduti solo un rumeno e due indiani! Purtroppo sono deceduti tre uomini, tre nostri fratelli, tre lavoratori, tre persone, tre appartenenti alla razza umana. Questo, senza ombra di dubbio, deve semplicemente addolorarci tutti.

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