La vignetta del
reportage su “L’Espresso” dedicato alla giovane vittima sulla Statale 106
KAWSU
CEESAY, 26ENNE MORTO SULLA STATALE 106, IN UNA VIGNETTA DI MAURO BIANI SU
"L'ESPRESSO"
IL FRATELLO DAWDA CEESAY: «COME SI PUÒ
MORIRE SENZA CHE NESSUNO SI INDIGNI PER UN A GIOVANE VITA STRONCATA MENTRE
SOGNAVA UN FUTURO MIGLIORE»
ß COMUNICATO
STAMPA à
Kawsu Ceesay aveva 26
anni e viveva a Crotone ormai da anni. Il giovane senegalese è morto nella
tarda serata dello scorso 7 giugno 2021 dopo essere stato travolto da una
macchina mentre camminava sulla S.S.106 Jonica, in contrada Sant'Irene nel
comune di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza. Dopo
l'incidente, il conducente della vettura ha immediatamente chiamato i soccorsi,
ma i volontari del 118 non hanno potuto fare niente per il 26enne che è morto
sul colpo.
Il giovane stava camminando a piedi quando è stato
travolto dal veicolo. Il conducente dell'auto è stato portato in ospedale per
tutti i test previsti dalla prassi. Sarebbe risultato negativo ad alcolici e
droga. La statale 106 è stata negli anni teatro di diversi incidenti di
questo tipo. Le vittime sono principalmente operai impegnati tutto il giorno
nelle campagne circostanti. Spesso si muovono a piedi per fare ritorno
presso le proprie abitazioni.
Kawsu è uno dei tantissimi giovani africani
che rappresentano il simbolo del lavoro nell’Italia di oggi a cui il noto settimanale
“L’Espresso” ha dedicato un reportage dal titolo “Riciclo e ti sfrutto” e, proprio
a lui, il noto vignettista Mauro Biani ha dedicato una vignetta molto belle
quanto amara.
«Mi hanno investito e sono morto a 26 anni. Dal
Gambia alla Statale 106 Ionica. Ma ero senegalese, per lavorare nei campi,
dalle 3.00 al tramonto. Nascondevo la mia storia, il mio nome. Chi mi ricorderà?».
Questo il testo della vignetta di Biani che racconta “ucciso da un’auto a 26 anni mentre tornava dal lavoro il 7
giugno. Non ne ha parlato nessuno, nessuna notizia. Io l’ho saputo perché
conosco il fratello maggiore”.
Questo il messaggio che Dawda Ceesay, fratello maggiore di Kawsu,
ha inviato a Biani: «Nella giornata internazionale del rifugiato, un pensiero
a quanto sia difficile essere riconosciuti come rifugiati, come sia difficile
ottenere la protezione internazionale per alcuni. Dopo aver affrontato
l’inferno di un viaggio verso l’Europa sopravvivendo ad esso, come si può
morire sulla maledetta statale 106 Ionica di ritorno dai campi, dove il lavoro
inizia alle 03.00 del mattino sino al tramonto. Come si può morire senza
che nessuno si indigni per una giovane vita stroncata mentre sognava un futuro
migliore. Come si può vivere e morire dovendo nascondere il proprio
nome, la propria storia. Ciao Kawsu Ceesay».
Organizzazione di Volontariato “Basta Vittime
Sulla Strada Statale 106” – 5 luglio 2021
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