A 70 anni ha un senso, e quale
senso, ricordare la
Resistenza e la guerra di Liberazione?
E ancora. Questa celebrazione
assume, a volte, l’aspetto di riti e cerimonie stanche e datate, che non
interessano soprattutto le nuove generazioni, le quali danno l’impressione di
vivere il presente senza memoria storica?
Personalmente ritengo che
ricordare per noi vuol dire fare del 25 aprile una data che porta – per i
valori che esso rappresenta – un suo contributo agli elementi fondativi non
solo dello Stato, ma anche dell’intero popolo italiano.
Quali sono, però, i valori che
rappresenta il 25 aprile?
Certamente i valori della
libertà, dell'uguaglianza, della giustizia sociale, della pace. Quanti si
riconoscono in questi valori possono ritenersi democratici ed antifascisti.
Basta solo questo oppure è fondamentale
anche una buona dose di verità per rendere necessaria l’importanza del ricordo?
Il poeta dice:
L’unica dignità
Della nostra storia
È la memoria
Della verità.
Allora se dobbiamo parlare del 25
aprile con la voce della verità dobbiamo dire che in Calabria, ancora di più
che in ogni altra parte d’Italia è necessario ricordare e celebrare il 25
aprile perché oggi, nella nostra regione, non c’è giustizia sociale, non c’è
uguaglianza, non c’è pace e, ancor più grave, non c’è, per alcuni versi,
libertà!
Non c’è uguaglianza tra cittadini
che, pur vivendo nella stessa regione, non hanno alcuna uguaglianza per quanto
riguarda il diritto alla mobilità: non possiamo e non dobbiamo nasconderci che
seppure la Calabria
tirrenica ha una ferrovia, una rete portuale ed aeroportuale ed una rete
autostradale non paragonabili a quelle italiane (ed in particolare del Nord
Italia), la Calabria
jonica versa in una condizione di oggettiva arretratezza che rappresenta un
danno non solo alla Calabria nel suo insieme ma all’intero Paese.
Così come non c’è, in verità,
giustizia sociale in una regione che, per esempio, presenta una disomogeneità
in termini reddituali così fortemente sproporzionata tra la Calabria tirrenica e
quella jonica da sembrare uguale a quella che c’è ed esiste tra la Calabria e la Lombardia.
La verità ci impone di ricordare
e di riaffermare che senza infrastrutture non c’è attività produttiva che tenga
– sia industriale, turistica, culturale, agricola, ecc. – e senza attività
produttiva non può esserci lavoro atteso che le infrastrutture vengono indicate
come le condizioni imprescindibili di ogni sviluppo.
Senza lavoro, per una famiglia e,
più in generale per una comunità, non c’è pace.
Non ho dubbi che in molti,
leggendo questa mia riflessione, possano pensare che la mia è una provocazione
che sfocia nell’assurdo quando addirittura mi spingo a dire che in Calabria non
c’è nemmeno libertà.
Voglio però riflettere su un dato
certo: la S.S.106
tra Taranto e Catanzaro è stata inserita nella rete globale dei trasporti
europei TEN-T, vigente dal primo gennaio 2014 e adottata dal "Regolamento (UE) n.1315/2013 del Parlamento
europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, sugli orientamenti dell'Unione
per lo sviluppo della rete trans-europea dei trasporti e che abroga la
decisione n.661/2010/UE".
Perché è negata la libertà di
avere una strada moderna a quanti risiedono sulla costa jonica calabrese tra
Catanzaro e Reggio Calabria? Perché a queste popolazioni viene negato il
diritto alla mobilità?
Sono trascorsi 70 anni dalla
guerra di Liberazione eppure, un cittadino di Badolato oppure di Locri per
raggiungere Soverato, deve oltrepassare un ponte che è rimasto uguale da prima
della liberazione. Un ponte, se vogliamo, con un passato che non è mai stato
superato per ricostruire un futuro pienamente antifascista e democratico.
Continuiamo la nostra resistenza,
quindi! Continuiamo la nostra lotta per la liberazione qui in Calabria. Facciamolo
unendo tutti i calabresi e parlando ai più giovani e cantando loro “Oltre il
ponte”, un brano musicale scritto da Italo Calvino nel 1958 e musicato da
Sergio Liberovici nel 1959 che recita:
Vedevamo a portata di
mano
oltre il tronco il
cespuglio il canneto
l'avvenire di un mondo
piu' umano
e più giusto più
libero e lieto.
Avevamo vent'anni e
oltre il ponte
oltre il ponte ch'è in
mano nemica
vedevam l'altra riva,
la vita
tutto il bene del
mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo
di fronte
tutto il bene avevamo
nel cuore
a vent'anni la vita è
oltre il ponte
oltre il fuoco
comincia l'amore.
Fabio Pugliese
Presidente Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale
106”
0 commenti:
Posta un commento