L’Associazione “Basta Vittime
Sulla Strada Statale 106” è letteralmente basita da quanto sta accadendo circa
il mancato ammodernamento della S.S.106 tra Sibari e Roseto con la perdita
conseguente, di 1,5 miliardi di euro che sarebbero serviti a costruire un opera
non solo importante per l’economia calabrese, la più debole d’Italia, ma anche
e, soprattutto, per rendere più civile e degna una via di comunicazione che, A DETTA DI TUTTI, è “la strada più
pericolosa” del Paese.
Le parole del presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione
Raffaele Cantone a proposito della S.S.106 sono chiarissime e fanno
capire, senza mezzi terminim che “il
malaffare a volte diventa l’alibi per non realizzare al Sud le infrastrutture
che mancano” e, soprattutto, la
pubblicazione delle intercettazioni che ben chiariscono quanto l’ammodernamento
della S.S.106 in Calabria non sia assolutamente entrata nel giro della
corruzione a cui abbiamo assistito nell’ultimo mese.
Ciò nonostante leggiamo articoli
sulla stampa diramati da quanti, per la verità 4 gatti, nella difesa di interessi
squisitamente personali e di basso profilo hanno promosso vere e proprie
campagne di disinformazione; hanno spinto l’On.
Realacci, Stefania Covello e Nicodemo Oliverio del Partito Democratico e l’On.
Cioffi del Movimento Cinque Stelle a presentare ben due interrogazioni contro l’ammodernamento della
S.S.106 nell’alto Ionio; hanno avviato da tempo un meccanismo perverso
che ha provocato, nell’intero iter progettuale, estenuanti ed ormai
catastrofici ritardi.
Stupisce non poco, in questo
contesto, dover leggere della modifica al tracciato di un progetto che ormai
non si realizzerà mai più per merito di chi, abilmente, inizia a
prendere le distanze dalle proprie pesantissime responsabilità.
Tuttavia, l’Associazione, è
ancora più stupita da una “stampa” da sempre asservita a questi poteri forti
che ha sempre dato e continua a dare – senza alcun contraddittorio – spazio al
fondamentalismo di queste settori minoritari ma forti della nostra regione. Questa “stampa” ha delle gravissime
responsabilità nella perversa gestione di un processo di ammodernamento,
di sviluppo e di progresso ormai fallito per la Calabria grazie anche alle
responsabilità oggettive di quanti dovevano informare correttamente i calabresi
ed hanno, invece, purtroppo, preferito non assolvere a questo loro alto compito.
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